Skip to main content

Giornata internazionale delle persone con disabilità

Il 3 dicembre 2025 segna un giorno cruciale nel calendario mondiale: la giornata internazionale delle persone con disabilità. Istituita dalle Nazioni Unite nel 1981 e riconosciuta ufficialmente dal 1992, questa giornata rappresenta molto più di una semplice commemorazione. È un appello globale affinché società, istituzioni e comunità si impegnino concretamente nell’eliminazione delle barriere che impediscono alle persone con disabilità di vivere con piena autonomia, dignità e partecipazione attiva nella vita sociale, lavorativa e culturale.

Quest’anno, il tema scelto dalle Nazioni Unite è particolarmente significativo: “Promuovere società inclusive per le persone con disabilità per favorire il progresso sociale”. Un messaggio che non lascia spazio a interpretazioni: l’inclusione non è un extra, non è un’opportunità concessa per benevolenza, ma un diritto fondamentale e un imperativo per il progresso collettivo. In Italia, dove 2,9 milioni di persone convivono con limitazioni gravi e oltre 3,5 milioni presentano qualche forma di disabilità, questa giornata acquisisce un significato ancora più pressante e urgente.

La storia e il significato della giornata internazionale

La giornata internazionale delle persone con disabilità affonda le sue radici nell’anno internazionale delle persone disabili del 1981, quando l’ONU decise di dedicare uno spazio globale al riconoscimento dei diritti di questa fascia di popolazione. Successivamente, nel 1992, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò ufficialmente il 3 dicembre come data annuale di celebrazione. La scelta della data non è casuale: il 3 dicembre 1992 segnò l’adozione della risoluzione 47/3, un momento storico che trasformò la consapevolezza globale sulla disabilità, trasformandola da una questione principalmente assistenziale a una questione di diritti umani fondamentali.

Dal 1993, la giornata è divenuta anche la giornata europea delle persone con disabilità, riconosciuta dalla Commissione Europea e celebrata nei 27 Stati membri dell’Unione. Questo riconoscimento doppio sottolinea come l’impegno verso l’inclusione sia sia una priorità globale che continentale.

La celebrazione odierna non è una festa fine a se stessa, ma un momento di riflessione e azione concreta. L’ONU stessa organizza eventi significativi, come quello che si terrà presso la sede delle Nazioni Unite a New York, riunendo rappresentanti dei Paesi membri, leader internazionali e attivisti per i diritti delle persone con disabilità, al fine di identificare soluzioni concrete per affrontare le sfide sistemiche legate alla disabilità e promuovere una società davvero inclusiva.

Il tema 2025: promuovere società inclusive per il progresso sociale

Il tema scelto per il 2025 da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite — “Promuovere società inclusive per le persone con disabilità per favorire il progresso sociale” — rappresenta un cambio di prospettiva fondamentale nel dibattito globale sulla disabilità. Non si tratta più di chiedersi “cosa possiamo fare per le persone disabili”, bensì di comprendere che l’inclusione è un acceleratore di sviluppo sostenibile e di benessere collettivo.

Questo tema nasce direttamente dalle conclusioni del secondo vertice mondiale per lo sviluppo sociale, tenutosi a Doha, Qatar, nel novembre 2025, dove i leader mondiali hanno rinnovato il loro impegno a favore di un mondo più giusto, equo e inclusivo. I decisori politici riconoscono sempre più che le persone con disabilità non rappresentano un costo per la società, ma risorse preziose il cui contributo viene ancora largamente sottoutilizzato per pregiudizi, barriere strutturali e frammentazione delle politiche.

Cosa significa, in pratica, promuovere società inclusive? Significa lavorare su più fronti simultaneamente:

  • Eliminazione delle barriere architettoniche e fisiche: rampe, ascensori, montascale, parcheggi accessibili, trasporto pubblico inclusivo
  • Rimozione delle barriere culturali e stigmatizzanti: combattere gli stereotipi e i pregiudizi che ancora portano molti datori di lavoro a escludere preventivamente le persone con disabilità. Come scritto nel nostro precedente articolo.
  • Creazione di infrastrutture tecnologiche accessibili: app, sistemi di navigazione assistita, audio beacon per non vedenti
  • Garantia di accesso al lavoro dignitoso: eliminare il divario occupazionale che in Italia raggiunge il 25% rispetto ai Paesi europei

La situazione in Italia: numeri e sfide

2,9 milioni di persone vivono in Italia con limitazioni gravi che impattano le attività abituali. Un numero considerevole che, se rapportato alla popolazione totale, rappresenta una percentuale significativa ma spesso invisibile nel dibattito pubblico. Accanto a queste persone, altri milioni convivono con forme di disabilità di varia natura — sensoriale, cognitiva, psichica — che influenzano quotidianamente la loro capacità di movimento, accesso ai servizi e partecipazione sociale.

L’emergenza occupazionale

Il dato più allarmante riguarda il mercato del lavoro. Nel 2023, solo il 33% delle persone con disabilità grave risultava occupato, contro il 62% della popolazione generale. Il divario è ancora più marcato se consideriamo le donne con disabilità, il cui tasso di occupazione si ferma al 26,7%, contro il 36,3% degli uomini con disabilità.

Ancor più preoccupante è il dato sulla disoccupazione: il 20% delle persone con disabilità è attivamente in cerca di lavoro, una percentuale tripla rispetto alla media italiana del 6%. Secondo uno studio di Eurostat e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), il divario occupazionale per le persone con disabilità supera anche quello di genere in Europa, con l’Italia che si posiziona tra i Paesi con le maggiori disuguaglianze, a ben il 25%.

Le cause sono molteplici e intrecciate: barriere architettoniche che impediscono l’accesso ai luoghi di lavoro, barriere culturali basate su stereotipi e pregiudizi profondamente radicati, carenza di politiche attive del lavoro realmente inclusive, e una visione linguistica errata che associa erroneamente l’invalidità all’incapacità lavorativa. Molte aziende, pur obbligate dalla legge n. 68/1999 a riservare quote di posti ai lavoratori con disabilità, preferiscono ancora oggi pagare le sanzioni amministrative piuttosto che adeguarsi concretamente all’inclusione.

Barriere architettoniche: un ostacolo quotidiano

Le barriere architettoniche rappresentano uno dei problemi strutturali più persistenti per le persone con disabilità motoria. Non si tratta solo di gradini e scale — benché questi rimangano un ostacolo primario — ma di un intricato sistema di limitazioni che include marciapiedi sconnessistrisce pedonali poco visibiliattraversamenti pericolosiporte d’ingresso troppo strettebagni inaccessibili, e assenza di rampe adeguate.

Secondo la normativa italiana, le barriere architettoniche sono definite dal DM 236/89 e dalla Legge 13/1989, che distinguono tre livelli di intervento: accessibilità (utilizzo completo dello spazio in modo autonomo), visitabilità (accesso ad almeno una parte dell’edificio), e adattabilità (possibilità futura di trasformazione). Nonostante questi strumenti normativi, la realtà quotidiana delle città italiane continua a presentare ostacoli significativi.

Nel 2024-2025, a fronte della riforma sulla disabilità in sperimentazione in 20 province italiane, il governo ha anche esteso opportunità di incentivazione per l’eliminazione di queste barriere. Il bonus barriere architettoniche 2025, che può coprire fino al 75% delle spese sostenute per interventi come ascensori, servoscale, rampe, piattaforme elevatrici e montascale, rappresenta un tentativo di accelerare questi processi. Per gli edifici unifamiliari, il limite di spesa è di 50.000 euro, mentre per i condomini varia in base al numero di unità abitative.

La convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

Il quadro normativo internazionale che guida l’approccio contemporaneo alla disabilità è la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata il 13 dicembre 2006 e entrata in vigore il 3 maggio 2008. Questa convenzione ha trasformato radicalmente il paradigma con il quale il mondo affronta la disabilità, passando da una prospettiva medica e assistenziale a una prospettiva basata sui diritti umani.

L’Italia ha ratificato la convenzione nel 2009 e oggi conta 175 Stati parte, con la singolarità che rappresenta la prima convenzione internazionale a cui ha aderito anche l’Unione Europea come ente sovranazionale. Gli articoli fondamentali della convenzione includono:

  • Articolo 3: Principi generali che includono il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, la libertà di scelta, la non discriminazione, la partecipazione piena nella società, e l’accessibilità
  • Articolo 5: Garantisce l’uguaglianza e la non discriminazione, proibendo “qualsivasi distinzione, esclusione o restrizione sulla base della disabilità”
  • Articolo 9: Riconosce il diritto all’accessibilità dell’ambiente fisico, dei trasporti, dell’informazione, della comunicazione e delle tecnologie, sia nelle aree urbane che rurali
  • Articolo 19: Garantisce il diritto a vivere in comunità, con libertà di scelta, e accesso a servizi di supporto che permettano l’indipendenza e l’evitamento di isolamento o segregazione

Questi articoli traducono il concetto di disabilità da una questione individuale di salute a una questione strutturale di società: non sono le persone a dover “adattarsi” all’ambiente, è l’ambiente che deve essere progettato per includere tutti.

L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

La giornata internazionale delle persone con disabilità 2025 si inserisce nel contesto più ampio dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata nel 2015 da 193 Paesi e contenente 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Per la prima volta nella storia dei programmi d’azione globali, l’agenda 2030 include esplicitamente le persone con disabilità come beneficiarie dirette degli obiettivi, riconoscendone il ruolo cruciale nel raggiungimento dello sviluppo sostenibile.

I principali SDG che toccano direttamente il tema della disabilità includono:

  • SDG 1 (sconfiggere la povertà): Le persone con disabilità affrontano un rischio di povertà significativamente più elevato. L’agenda richiede protezione e accesso equo a risorse economiche.
  • SDG 4 (istruzione di qualità): Solo il 54% delle persone con disabilità è alfabetizzato, contro il 77% della popolazione generale. L’accesso all’istruzione inclusiva è un diritto fondamentale.
  • SDG 8 (lavoro dignitoso): L’obiettivo 8.5 si impegna a “raggiungere il pieno e produttivo impiego e lavoro dignitoso per tutti, compresi le donne e le persone con disabilità”.
  • SDG 10 (ridurre le disuguaglianze): L’obiettivo 10.2 riconosce specificamente la disabilità come una dimensione della disuguaglianza e si impegna a garantire “che tutti i cittadini abbiano la stessa opportunità di crescita, indipendentemente dalla disabilità”.
  • SDG 11 (città e comunità sostenibili): L’obiettivo 11.7 chiede di “fornire un’accessibilità universale nelle città, inclusa l’accessibilità alle strutture pubbliche, ai trasporti e ai servizi pubblici, in particolare per le persone con disabilità”.

Il concetto centrale dell’agenda 2030 è il suo motto guida: “non lasciare nessuno indietro” (“Leave No One Behind”). Questo significa che il progresso verso lo sviluppo sostenibile non può realizzarsi se una parte significativa della popolazione — come le persone con disabilità — continua a essere emarginata.

Diritti, dignità e libertà di movimento

Al cuore della celebrazione del 3 dicembre si trova un principio universale e inalienabile: il diritto alla mobilità. Questo non è un lusso o un privilegio, ma un diritto umano fondamentale che permette alle persone di partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale. La convenzione ONU, nella sua visione progressiva, riconosce che “le persone con disabilità hanno diritto, al pari di tutti gli altri cittadini, alla libera circolazione, alla libertà di scelta e alla non discriminazione”.

In Europa, questa protezione è ulteriormente rafforzata da una serie di regolamenti che garantiscono i diritti dei passeggeri nel trasporto aereo, ferroviario, marittimo e via autobus. Tuttavia, la realtà quotidiana in molti comuni italiani continua a presentare sfide significative.

Parcheggi per disabili: un diritto ancora conteso

Un esempio paradigmatico delle tensioni tra diritto e pratica è quello dei parcheggi per disabili. Legalmente, l’art. 188 del Codice della Strada garantisce che i veicoli al servizio di persone con disabilità possono sostare gratuitamente nelle aree di sosta a pagamento, ed è vietato occupare i parcheggi riservati senza contrassegno con sanzioni che nel 2025 vanno da 168 a 990 euro a seconda del veicolo.

Eppure, l’occupazione abusiva di questi spazi rimane un fenomeno diffuso. Molte persone con disabilità continuano a dovere cercare parcheggi in zone alternative, perdendo autonomia e tempo. Per questo, la legge consente di richiedere ai comuni un posto personalizzato con targa, un processo che dovrebbe concludersi entro 30-60 giorni.

Soluzioni tecnologiche e innovative

La tecnologia sta emergendo come un alleato prezioso nella promozione della mobilità inclusiva. Diverse iniziative europee stanno sviluppando app dedicate che forniscono informazioni in tempo reale su percorsi accessibili, disponibilità di parcheggi per disabili, e dettagli sull’accessibilità di strade e luoghi pubblici.

Un esempio importante è l’app Simon, sviluppata attraverso un finanziamento dell’Unione Europea e testata in quattro città europee — Madrid, Lisbona, Parma e Reading (UK) — che consente agli utenti di accedere rapidamente a parcheggi riservati, scegliere differenti mezzi di trasporto, e ricevere informazioni specifiche sulla mobilità urbana in tempo reale. Altre app, come Spread the SignBraillePadPedius e Veasyt Tour, offrono soluzioni specifiche per persone con disabilità sensoriali, uditive o visive.

Soluzioni abitative e accessibilità in casa

Nel contesto dell’accessibilità domestica, esistono diverse soluzioni concrete che permettono alle persone con disabilità di recuperare autonomia e libertà di movimento all’interno della propria abitazione. Queste soluzioni includono:

  • Montascale: dispositivi che permettono il superamento delle scale senza necessità di un ascensore, disponibili in modelli a poltroncina o a pedana per chi utilizza carrozzina
  • Ascensori e mini-ascensori: soluzione definitiva per l’accesso verticale, obbligatoria nei nuovi edifici con più di tre piani fuori terra e in caso di ristrutturazioni significative
  • Piattaforme elevatrici: alternative ai montascale, particolarmente indicate per spazi ristretti
  • Rampe: essenziali per eliminare gradini, con specifiche tecniche regulate dal DM 236/1989

Il bonus barriere architettoniche 2025, prorogato fino al 31 dicembre 2025, rappresenta un’opportunità concreta per chi desideri realizzare questi interventi. Con una detrazione fino al 75% e limiti di spesa variabili in base alla tipologia di edificio, il bonus rende questi interventi più accessibili dal punto di vista economico.

Come celebrare e impegnarsi il 3 dicembre

La giornata internazionale delle persone con disabilità non deve rimanere circoscritta a dichiarazioni simboliche o manifestazioni ufficiali. È un momento concretamente utile per azioni tangibili, sia a livello istituzionale che comunitario:

A livello scolastico e educativo: scuole e università possono organizzare laboratori creativi sull’inclusione, letture di storie che affrontano il tema della diversità, simulazioni esperienziali che permettono ai bambini di comprendere le difficoltà quotidiane delle persone con disabilità, e discussioni guidate sul valore della solidarietà.

A livello comunitario: comuni e associazioni organizzano eventi, spettacoli, conferenze, e iniziative sportive che celebrano le capacità e la resilienza delle persone con disabilità. Nel 2025, diverse città italiane, come Bergamo, hanno pianificato interi programmi dedicati all’inclusione attraverso lo sport.

A livello politico e amministrativo: il 3 dicembre è un’occasione per i governi e le amministrazioni pubbliche per presentare rapporti sui progressi compiuti nell’inclusione, nuove politiche e riforme — come la riforma sulla disabilità in sperimentazione in 20 province italiane — e annunciare misure concrete per l’abbattimento delle barriere.

A livello personale: cittadini e aziende possono riflettere su come le loro pratiche quotidiane possono diventare più inclusive, dal rispetto dei parcheggi per disabili all’eliminazione di linguaggio stigmatizzante all’interno dei documenti e dei procedimenti amministrativi.