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ascensori misure disabili

Misure ascensori per disabili, tutto quello che c’è da sapere

Quando pensiamo a un ascensore, spesso la prima immagine è quella della comodità: un semplice mezzo per evitare le scale. Ma per noi di “Muoversi Liberi”, e per le migliaia di persone anziane o con disabilità che supportiamo, un ascensore è molto di più. È la differenza tra essere confinati in un piano della propria casa ed essere, appunto, liberi.

Le misure di un ascensore non sono solo numeri su una scheda tecnica; sono la chiave che apre quella porta.

In questa guida completa, vogliamo affrontare l’argomento delle “misure ascensori” non da un punto di vista puramente ingegneristico, ma da una prospettiva umana. Capiremo insieme quali sono le dimensioni minime per legge, quali sono quelle davvero utili nella vita quotidiana e quali soluzioni esistono quando lo spazio sembra non esserci.

Il nostro obiettivo è darti la conoscenza necessaria per fare una scelta consapevole, che sia per un condominio, una casa unifamiliare o per adattare l’abitazione di un genitore anziano. Perché il diritto a muoversi liberamente inizia dal poter accedere a ogni spazio.

Perché le dimensioni di un ascensore sono così importanti?

Parliamo spesso di “abbattimento delle barriere architettoniche”. Le scale sono la barriera più ovvia, ma un ascensore progettato male ne crea semplicemente una nuova, più moderna e forse più frustrante.

Se la cabina è troppo stretta per una sedia a rotelle, se la porta non si apre a sufficienza o se manca lo spazio per girarsi, l’ascensore fallisce nel suo compito primario.

Oltre il comfort: una questione di diritto

La legislazione italiana, in particolare il Decreto Ministeriale 236/89, non parla di “comodità”, ma di “accessibilità”, “visitabilità” e “adattabilità”. Questi termini definiscono livelli diversi di fruibilità di un edificio. Un ascensore a norma non è un lusso, ma l’applicazione di un principio di uguaglianza.

Le misure minime servono a garantire che chiunque, indipendentemente dalle proprie capacità motorie, possa utilizzare l’impianto in autonomia e sicurezza.

La differenza tra un ascensore e un vero aiuto

Un ascensore standard può essere sufficiente per trasportare una persona in piedi e un paio di borse della spesa. Un ascensore pensato per l’accessibilità, invece, deve poter accogliere:

  • Una persona in sedia a rotelle (manuale o elettrica, che hanno ingombri diversi).
  • Una persona anziana con un deambulatore (walker).
  • Una persona in sedia a rotelle e il suo accompagnatore.
  • Una mamma o un papà con un passeggino.

Ecco perché le dimensioni della cabina, la larghezza della porta e lo spazio antistante sul pianerottolo sono elementi critici e indissolubilmente legati tra loro.

Il quadro normativo: cosa dice la legge sulle misure degli ascensori

Orientarsi tra le normative può essere complesso. Il punto di riferimento fondamentale in Italia è il DM 236/89, che attua la legge 13/89 sull’eliminazione delle barriere architettoniche. A questo si affiancano le normative europee, come la EN 81-70, che specifica ulteriormente i requisiti di accessibilità.

Il DM 236/89: la bibbia dell’accessibilità in Italia

Questo decreto è il testo chiave. Stabilisce le misure minime che un ascensore deve avere per essere considerato “accessibile”. È importante notare che la legge fa una distinzione fondamentale.

Edifici nuovi vs. edifici esistenti: le differenze chiave

La normativa impone requisiti diversi a seconda del contesto:

  1. Edifici Nuovi (o ristrutturazioni importanti): Qui la legge è più stringente. L’accessibilità deve essere totale e garantita in fase di progettazione. Le misure richieste sono maggiori.
  2. Edifici Esistenti (Adeguamento): Qui la legge introduce il concetto di “deroga”. Quando si installa un ascensore in un edificio vecchio, come un condominio anni ’60, spesso lo spazio fisico (soprattutto nel vano scala) è molto limitato. In questi casi, la legge permette di installare impianti con misure inferiori a quelle standard, purché si rispettino dei minimi inderogabili.

Questa distinzione è vitale: ciò che è obbligatorio per una nuova costruzione non lo è (o lo è in forma ridotta) per un adeguamento.

Le misure minime per un ascensore a norma disabili

Vediamo nel dettaglio quali sono queste famose misure. Quando parliamo di “ascensore a norma disabili”, ci riferiamo quasi sempre a un impianto che rispetti i requisiti del DM 236/89 per l’accessibilità.

Queste misure sono pensate per permettere a una persona su sedia a rotelle di entrare, usare i comandi e uscire in autonomia.

Dimensioni della cabina: lo spazio per muoversi

La cabina è il cuore dell’ascensore. Le sue dimensioni interne nette (cioè lo spazio realmente utilizzabile) sono cruciali.

  • Edifici Nuovi (non residenziali o residenziali con più di 3 piani):
    • Dimensioni minime cabina: 1,40 metri (profondità) x 1,10 metri (larghezza).
    • Perché? Queste misure consentono l’ingresso di una sedia a rotelle e di un accompagnatore in piedi di fianco.
  • Edifici Nuovi (residenziali fino a 3 piani):
    • Dimensioni minime cabina: 1,30 metri (profondità) x 0,95 metri (larghezza).
    • Perché? È considerata la misura minima per garantire l’accesso e la manovra della sedia a rotelle.
  • Edifici Esistenti (in deroga):
    • Dimensioni minime cabina: 1,20 metri (profondità) x 0,80 metri (larghezza).
    • Perché? Questa è la misura minima assoluta per consentire l’accesso frontale di una sedia a rotelle (senza accompagnatore). È la soluzione “estrema” quando non c’è letteralmente più spazio.

La larghezza delle porte: l’accesso senza ostacoli

Inutile avere una cabina grande se poi la porta è stretta. La misura che conta è la “luce netta di passaggio”, cioè lo spazio effettivo di apertura.

  • Edifici Nuovi:
    • Luce netta minima porta: 0,80 metri.
  • Edifici Esistenti (in deroga):
    • Luce netta minima porta: 0,75 metri.

Queste misure sono calcolate per permettere il passaggio comodo della maggior parte delle sedie a rotelle manuali. È sempre bene verificare l’ingombro della propria sedia a rotelle, specialmente se elettrica, che può essere più larga. Le porte devono essere, preferibilmente, automatiche (telescopiche o ad apertura centrale).

Lo spazio sul pianerottolo: l’area di manovra

Un errore comune è concentrarsi solo sull’ascensore, dimenticando lo spazio davanti ad esso. La legge è molto chiara: per garantire l’accessibilità, deve esserci uno spazio di manovra adeguato sul pianerottolo.

  • Standard ideale: La normativa prevede uno spazio antistante la porta di almeno 1,50 metri x 1,50 metri.
  • Perché? Questo spazio, chiamato “cerchio di rotazione”, permette a una persona in sedia a rotelle di effettuare una rotazione completa (inversione di marcia) per allinearsi correttamente all’ingresso o per muoversi dopo l’uscita.

Nei condomini esistenti, raggiungere questo standard è spesso la sfida più grande, anche più dell’installazione dell’ascensore stesso.

Ascensori in edifici esistenti: quando lo spazio è limitato

Questa è la realtà che affrontiamo più spesso con le famiglie che ci contattano. Vivere in un condominio senza ascensore, con un vano scala stretto, e la necessità impellente di installarne uno per un familiare.

Cosa succede quando le misure standard non ci stanno?

Le deroghe previste dalla legge

Come accennato, il DM 236/89 prevede delle deroghe specifiche per l’adeguamento degli edifici esistenti. L’obiettivo della legge non è impedire l’installazione, ma trovare il miglior compromesso possibile tra la norma ideale e la realtà strutturale dell’edificio.

Se, a causa di limitazioni strutturali (muri portanti, vano scala troppo stretto), non è possibile rispettare le misure standard, si può procedere con un impianto “in deroga”.

Le misure minime “in deroga”

Questi sono i numeri da tenere a mente come soglia minima assoluta per un ascensore tradizionale in un condominio esistente:

  • Cabina: 1,20 m (profondità) x 0,80 m (larghezza)
  • Porta (Luce Netta): 0,75 m

Scendere sotto queste misure significa installare un impianto che non è tecnicamente un “ascensore a norma per disabili” secondo la legge, anche se può comunque rappresentare un aiuto fondamentale. In questi casi, si entra spesso nel campo delle “piattaforme elevatrici”, che seguono una normativa diversa.

L’alternativa per la casa: il miniascensore (piattaforma elevatrice)

Finora abbiamo parlato di ascensori tradizionali (che seguono la Direttiva Ascensori). Ma per l’uso domestico o per superare pochi piani in contesti molto ristretti, esiste una soluzione molto più flessibile: il miniascensore, tecnicamente noto come piattaforma elevatrice (che segue la Direttiva Macchine).

Questa è spesso la soluzione che noi di “Muoversi Liberi” consigliamo per le case private o i piccoli condomini.

Cos’è un ascensore domestico (homelift)?

Un miniascensore, o homelift, è un impianto progettato specificamente per l’uso privato. Ha caratteristiche diverse da un ascensore condominiale:

  • Velocità ridotta: La velocità è limitata per legge a 0,15 m/s. Questo li rende più sicuri per l’uso domestico e richiede meno potenza.
  • Flessibilità strutturale: Richiedono opere murarie molto meno invasive. Non necessitano di un locale macchine dedicato e la “fossa” (lo scavo sotto il piano più basso) e la “testata” (lo spazio sopra l’ultimo piano) sono estremamente ridotte.
  • Consumi bassi: Spesso funzionano con la normale corrente domestica a 220V, consumando come un elettrodomestico.

Misure minime per un miniascensore: flessibilità e adattabilità

È qui che il tema delle “misure” diventa davvero interessante. I miniascensori sono progettati per adattarsi dove un ascensore tradizionale non potrebbe mai entrare.

  • Spazio minimo: Esistono modelli che possono essere installati in vani scala larghi anche solo 70-80 cm.
  • Cabine su misura: Le cabine possono essere personalizzate al centimetro. Non sei legato a 3-4 misure standard.
  • Soluzioni per una persona: Se l’esigenza è trasportare solo una persona seduta (es. su un’apposita seduta interna) o in piedi, le dimensioni possono diventare incredibilmente compatte.
  • Soluzioni per sedia a rotelle: Anche per le sedie a rotelle, esistono piattaforme “a uomo presente” (con pulsante tenuto premuto) che massimizzano lo spazio utile. Una piattaforma per sedia a rotelle può richiedere uno spazio minimo di circa 1 metro x 1,30 metri.

Differenze tra ascensore tradizionale e piattaforma elevatrice

È fondamentale capire questa distinzione:

Caratteristica Ascensore Tradizionale (Direttiva Ascensori) Miniascensore / Piattaforma (Direttiva Macchine)
Velocità Veloce (es. 1 m/s) Lenta (max 0,15 m/s)
Porte Automatiche, in cabina e al piano Spesso solo porta al piano (o porta in cabina opzionale)
Comando Automatico (premi il pulsante e vai) “A uomo presente” (tieni premuto) o automatico (sotto certe condizioni)
Fossa e Testata Richieste (es. fossa di 1,2 m) Minime (es. fossa di 10-15 cm)
Manutenzione Più complessa e costosa Più semplice ed economica
Misure minime Definite dalla legge (es. 1,20×0,80) Molto più flessibili e compatte

Per una casa privata o per un genitore anziano, un miniascensore è quasi sempre la scelta più logica, efficiente ed economicamente vantaggiosa.

Analisi tecnica: le misure che contano davvero

Oltre alle dimensioni della cabina e delle porte, ci sono altre misure “nascoste” che determinano la fattibilità di un progetto. Quando un tecnico esegue un sopralluogo, misura principalmente queste.

Il vano corsa: lo spazio “invisibile”

Il vano corsa è il “buco” verticale in cui l’ascensore si muove. Le dimensioni della cabina dipendono da quanto spazio c’è nel vano corsa. Questo spazio deve contenere non solo la cabina, ma anche le guide su cui scorre, i contrappesi (negli ascensori tradizionali) e i sistemi di sicurezza.

Spesso, per installare un ascensore in un vano scala esistente, è necessario “tagliare” una porzione delle scale, ridefinendo il vano corsa.

Fossa e testata: sicurezza e struttura

Questi sono due termini tecnici cruciali:

  • Fossa: È lo scavo necessario al di sotto del pavimento del piano più basso. Serve a contenere gli ammortizzatori e altri componenti di sicurezza e a garantire che la cabina arrivi perfettamente a filo con il pavimento. Un ascensore tradizionale richiede una fossa di oltre 1 metro. Un miniascensore può richiederne una di soli 10-15 cm (o a volte nessuna, con un piccolo gradino).
  • Testata: È lo spazio verticale necessario tra il pavimento dell’ultimo piano servito e il soffitto del vano corsa. Serve per i meccanismi di trazione e per lo spazio di sicurezza superiore. Un ascensore tradizionale richiede testate di 3,5 metri o più. Un miniascensore può cavarsela con 2,40-2,60 metri (l’altezza di una stanza normale).

La ridotta necessità di fossa e testata è il motivo principale per cui i miniascensori sono ideali per gli edifici esistenti.

Misure interne: la bottoniera, il corrimano e gli specchi

L’accessibilità non è fatta solo di spazio, ma anche di usabilità. La normativa prevede:

  • Bottoniera (Pulsantiera): Deve essere posizionata a un’altezza accessibile (tra 0,90 e 1,20 metri), avere pulsanti in rilievo e con simbologia Braille.
  • Corrimano: Obbligatorio su almeno una parete (idealmente due), a un’altezza di circa 90 cm dal pavimento.
  • Specchio: Spesso presente sulla parete di fondo, non è un vezzo estetico. Serve alla persona in sedia a rotelle per vedere eventuali ostacoli alle proprie spalle durante l’uscita in retromarcia, nel caso non ci sia spazio per girarsi.
  • Segnalazioni: Avvisi sonori e visivi di arrivo al piano e apertura porte sono fondamentali per le persone con disabilità sensoriali.

Come scegliere l’ascensore giusto per le tue esigenze

Ora che hai una panoramica completa delle misure e delle normative, come si passa alla pratica? La scelta dipende da tre fattori: chi lo userà, dove andrà installato e il budget.

Valutare lo spazio reale: l’importanza del sopralluogo

Non potremo mai sottolineare abbastanza questo punto: ogni casa è un caso a sé. Le guide online (come questa) servono a informare, ma solo un sopralluogo tecnico gratuito e senza impegno può confermare la fattibilità.

Un tecnico specializzato valuterà il vano scala, la struttura dei solai, la possibilità di ricavare fossa e testata e vi proporrà la soluzione (ascensore tradizionale o miniascensore) con le misure migliori per il vostro spazio.

Ascensore interno o esterno (castelletto)?

Cosa fare se all’interno dell’edificio non c’è davvero spazio? La soluzione è l’installazione esterna.

Si costruisce una struttura metallica esterna (chiamata “castelletto” o “torre”) addossata a una parete dell’edificio. L’ascensore scorre all’interno di questa torre.

  • Vantaggi: Non “ruba” spazio interno, permette di installare cabine più grandi e conformi alle normative anche dove prima era impossibile.
  • Svantaggi: Richiede permessi comunali specifici (per l’occupazione di suolo e per la modifica della facciata), ha un impatto estetico e un costo generalmente superiore.

Questa opzione è molto usata nei condomini che decidono di adeguarsi e non hanno un vano scala centrale sufficientemente ampio.

Domande da fare al fornitore

Quando richiedi un preventivo, non fermarti al prezzo. Chiedi dettagli specifici sulle misure:

  • “Quali sono le dimensioni interne nette della cabina che mi proponete?”
  • “Qual è la luce netta di passaggio della porta?”
  • “Che opere murarie sono necessarie? Quanto devono essere profonde la fossa e alta la testata?”
  • “L’impianto proposto è un ascensore (Direttiva Ascensori) o una piattaforma elevatrice (Direttiva Macchine)?”
  • “L’impianto rispetta il DM 236/89 per l’accessibilità?”

Costi e agevolazioni per l’installazione

Installare un ascensore o un miniascensore è un investimento importante, ma è fondamentale sapere che lo Stato supporta attivamente questo tipo di interventi, riconoscendoli come essenziali per l’autonomia.

Il bonus barriere architettoniche

Attualmente, l’agevolazione più potente è il Bonus Barriere Architettoniche, che permette di detrarre una percentuale significativa (attualmente il 75%, ma le aliquote possono variare, verifica sempre le normative vigenti) della spesa sostenuta.

Questo bonus è specifico per gli interventi che eliminano ostacoli alla mobilità, e l’installazione di un ascensore o di una piattaforma elevatrice (con requisiti specifici) rientra pienamente in questa categoria.

Altre detrazioni e supporti (Legge 104)

Oltre al bonus specifico, esistono altre forme di supporto:

  • Detrazione IRPEF per ristrutturazione: L’installazione di un ascensore può rientrare nelle spese di ristrutturazione edilizia.
  • IVA agevolata: Per l’abbattimento delle barriere architettoniche, si applica l’aliquota IVA ridotta (al 4% anziché al 10% o 22%) se l’intervento è finalizzato a supportare un disabile riconosciuto (Legge 104).
  • Contributi regionali: Alcune regioni e comuni stanziano fondi specifici.

È sempre consigliabile affidarsi a un’azienda seria che sappia guidarvi anche in questo labirinto burocratico, aiutandovi a ottenere tutti i benefici a cui avete diritto.

Le misure giuste per la tua libertà

Come abbiamo visto, il mondo delle “misure ascensori” è molto più vasto di quanto si possa pensare. Non esiste “la” misura giusta, ma esiste la misura giusta per te.

Dipende dal tuo edificio, dalle tue esigenze di mobilità e dall’obiettivo che vuoi raggiungere. Le normative ci danno un riferimento ideale (la cabina da 1,40 x 1,10) e uno minimo (la deroga da 1,20 x 0,80). La tecnologia, con i miniascensori e le piattaforme domestiche, ci offre la flessibilità per agire anche negli spazi più ristretti.

Per noi di “Muoversi Liberi“, la misura più importante è quella della vostra ritrovata indipendenza. Che si tratti di un grande ascensore condominiale o di un piccolo homelift che vi permette di raggiungere la camera da letto, l’obiettivo è lo stesso: garantirvi il diritto di vivere la vostra casa in piena libertà.